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Il simposio, la poesia e il Talos di Ruvo.

Ancora più che il pane, l’uomo desidera la compagnia” Madre Teresa di Calcutta

Sin dalle epoche più remote il mangiare ed il bere sono legati non solo ad una necessità fisiologica ma anche ad un rituale sociale. Questo cambia nel tempo e a secondo della cultura e religione a cui si appartiene, ma costante rimane l’affermazione che è spesso a tavola che si prendono le più importanti decisioni politiche ed economiche. In una delle epoche in cui la cultura aveva in Europa un ruolo centrale nella vita sociale e politica, l’epoca della Grecia antica, al mangiare e sopratutto al bere si associava anche una delle espressioni culturali più alte: quella della poesia.

La pratica del simposio era diffusa in ambiente insulare e microasiatico già dal VII secolo a.C.. Questo era un intrattenimento che prevedeva un rituale ben preciso ed era legato alla consumazione del vino.

Questa pratica ha mantenuto alcuni dei suoi caratteri inalterati per secoli. Il simposio, riunione esclusivamente riservata agli uomini liberi, era successiva al banchetto. Portate via le mense, veniva purificato il pavimento, mentre ai partecipanti dopo essersi lavati le mani venivano distribuite ghirlande da porre attorno intorno al capo e alle coppe. La fase sacra del simposio iniziava con l’euphemia, il silenzio che favoriva il contatto con gli dei. Si procedeva dunque con la libagione agli dei ed in seguito alla miscelazione nei crateri, magnifici vasi di diverse forme,  di acqua e vino. Prima della miscelazione del vino, veniva designato il simposiarca che decideva la quantità di acqua da miscelare con il vino e negli intrattenimenti dedicati alla serata che molto frequentemente comprendevano oltre alla poesia, anche la musica, l’eros ed il gioco.

Alla fine del rituale, in cui prevaleva la parte ludica su quella culturale si procedeva con una processione, il Komos, che poteva essere sfrenata o composta dei partecipanti inebriati che portavano con loro il cratere.

Questa realtà così lontana nel tempo ha lasciato le sue tracce anche qui in Puglia. Basta recarsi al museo archeologico nazionale di Palazzo Jatta a Ruvo di Puglia per poter ammirare uno dei più bei crateri arrivati fino a noi, quello del Talos.

IL cratere  è uno dei vasi in cui il simposiarca mescolava il vino con l’acqua prima di servirlo agli astanti.

Il cratere di Talos è stato datato nel V secolo a. C. ed è un cratere a volute. Con forma di anfora, ampio collo svasato e distinto dalla spalla, Il Talos ha  le anse che, impostate orizzontalmente sulla spalla, proseguono verticalmente oltrepassando l’orlo e assumendo la tipica forma a voluta.

Il cratere di Ruvo prende il nome dall’immagine raffigurata su di esso: la morte del gigante Talos. Egli difendeva l’isola di Creta cacciando chi si avvicinava con lanci di massi, questo compito fu da lui assolto fino all’arrivo degli Argonauti. La maga Medea, innamorata di uno di essi Giasone, riesce infatti a far bere al gigante un filtro. Indebolito da questo il gigante sarà colpito nel suo unico punto debole, il tallone, e troverà la morte fra le braccia dei due dioscuri, Castore e Polluce.

Nel museo si possono ammirare altri bellissimi crateri e gli originali bicchieri zoomorfi.

Abbagliati da tanta bellezza è facile immaginarsi partecipanti ad un simposio dove la musica, la poesia e la cultura greca ci avvolgono con la loro bellezza.

Bibliografia e sitografia

palazzojatta.org

Massimo Vetta in Storia dell’alimentazione a cura di J.L: Flandrin e M.Montanari Editori Giuseppe Laterza e Figli spa, Roma Bari, 1997
“La cultura del simposio

Segolini L. M. “Homo bibens. Forme di convivialità nel mondo antico: il simposio greco arcaico e classico. Dalla realtà alla mimesi: il simposio come opera di letteratura filosofica e come genere letterario”

http://www.darapri.it/immagini/nuove_mie/depero/simposio.htm

treccani.it

http://musei.puglia.beniculturali.it/musei/museo-archeologico-nazionale-jatta/

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